domenica 13 marzo 2011

CONSIGLIO COMUNALE PER LA CITTADINANZA ONORARIA A MONS. BRUNO FORTE

INTERVENTO DI SANDRO PALUDI

Sentiamo il dovere di chiedere scusa alle autorità, alle personalità ed a tutti coloro che sono presenti e saranno presenti a questa kermesse, perché oggi non siamo qui, come potrebbe sembrare, per una cerimonia ufficiale del Consiglio Comunale, bensì siamo qui solo ed esclusivamente per dare soddisfazione al bisogno di protagonismo del sindaco Caldarelli, ad assecondarlo ed accompgnarlo nel suo bagno di folla. La ragione vera del suo agire politico.

Non è la prima volta che questo accade e temiamo che purtroppo non sarà neanche l’ultima.

Naturalmente tutto lascerebbe supporre che siamo stati convocati per conferire la cittadinanza onoraria a Sua Eccellenza il Vescovo, che stiamo celebrando l’inizio dei lavori della nuova chiesa, ecc. Ma non è così: siamo quì per dare sfogo al protagonismo del sindaco e perché oggi inizia ufficialmente la sua campagna elettorale per le prossime amministrative.

Per quanto ci riguarda, invece, questo è un ennesimo giorno triste nella storia infinita delle chiese di questa comunità.

Noi continuiamo ad essere convinti che il domino scellerato che ha portato all’abbattimento della vecchia chiesa ed a questa surreale cerimonia per il varo della nuova ce lo potevamo risparmiare. Non vogliamo ripetere cose già abbondantemente dette nel passato, ma vogliamo solo ricordare che uno dei passaggi cruciali di questa vicenda fu il referendum che proponemmo ed al quale la giunta Caldarelli non potè opporsi. Ma, come suo costume, il ns quesito fu stravolto con una furbata del sindaco che svuotò completamente il significato del referendum stesso al quale, per forza di cose, i cittadini non parteciparono se non in misura ridotta e di fatto facendolo fallire nella sua efficacia civile e democratica.

Ma il nostro uomo è avvezzo a questi coupe de theatre, reminiscenze forse della sua nota abilità nel gioco del bridge. Ecco, l’uomo nel suo agire politico e amministrativo è come se giocasse continuamente una partita di carte infinita. Il problema però è che il tavolo da gioco è il nostro paese, il problema è che in questa partita vince solo lui e perdono tutti i cittadini. In prossimità delle campagne elettorali poi, la partita si fa più accanita e l’uomo tira fuori tutta la sua maestria; come non ricordare la vigilia del voto delle amministrative di 5 anni fa, quando calò sul tavolo l’affaire IKEA. Oggi sul tavolo cala la nuova chiesa, ma già da qualche tempo è partita, latente, la campagna elettorale. Qualche settimana fa, ad esempio è stata inaugurata la nuova scuola per l’infanzia di via Ciafarda. Bene, a parte che i lavori dopo l’inaugurazione continuarono tutti i sabati e, forse, anche qualche domenica, ma andate oggi a vedere e non potrete fare a meno di notare che ci sono ancora le recinzioni da cantiere. Forse si poteva aspettare e fare una inaugurazione vera, ma il nostro, evidentemente, aveva fretta. Tutto è mirato non alle opere in sè, che non sono il vero scopo di questa amministrazione, ma alla loro spendibilità sul piano mediatico e cerimoniale; il resto non conta, viene in secondo piano.

Ma, al di là di tutto, tornando alla chiesa vorrei capire che razza di democrazia è quando si comanda invece di governare, quando si impone, invece di condividere. È semplice, non è una democrazia, nella migliore delle ipotesi è populismo. E purtroppo anche a livello nazionale da questo punto di vista non siamo messi meglio. Del resto anche il sindaco in qualche consiglio comunale si è lasciato scappare “la gente mi ha votato e quindi………”. Quindi cosa? Quindi si diventa infallibili? Quindi si diventa l’unico depositario della verità assoluta? Guai a quella società che accetta di essere declassata da cittadini a popolo, guai ad assecondare derive populistiche che sono l’anticamera di svolte autoritarie.

Quindi Signori è meglio che sappiate che questa scelta non è condivisa e, soprattutto, non è il risultato di un confronto democratico aperto e trasparente, bensì frutto di operazioni verticistiche, furbesche ed oligarchiche. Una matassa desolante ed intricata il cui bandolo è ovviamente nelle mani del sindaco.

Noi saremmo onorati di avere Sua Eccellenza come concittadino, ma nostro malgrado ci troviamo costretti ad assentarci dal consiglio per non votare questa proposta e per non avallare l’ennesima trovata del sindaco il cui atteggiamento durante tutta la legislatura è stato di totale chiusura verso qualsiasi parvenza di approccio democratico alla cosa pubblica ed al confronto politico, amministrativo e civile.

In tutte le sedi di confronto, quando questo è stato possibile, noi dell’Unione per San Giovanni Teatino, parafrasando Bertold Brecht, ci siamo sempre trovati costretti a sedere dalla parte del torto visto che gli altri posti erano, sempre, rigorosamente ed arrogantemente occupati.

Nessun commento:

Posta un commento